#ilsognodiicaro ritornerà presto a volare…

Posted in Uncategorized on Maggio 25, 2014 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

http://www.ravenna24ore.it/news/cervia/0015250-sogno-icaro-maurizio-palma

 

dopo la mostra

nuove news

Luca Goldoni al Sogno di Icaro di Maurizio Palma

Posted in Maurizio Palma, Mostra "Il Sogno di Icaro" with tags , , , , on Maggio 14, 2011 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

Sabato 14 maggio 2011 alle ore 17.30
Magazzini del Sale di Cervia

Lo scrittore Luca Goldoni interviene alla mostra di Maurizio Palma, firmando le copie del suo ultimo libro “Asino che sei” edito da Mursia.

Luca Goldoni, è nato a Parma. Attualmente scrive per «il Resto del Carlino», 
«il Giorno» e «La Nazione».La sua pagina di costume esce la domenica con il 
titolo «Il caffè di Goldoni». Dalle analisi sul nostro Paese nascono i suoi 
libri di maggior successo, da E’ gradito l’abito scruro (Mondadori, 1972), 
Cioè (Mondadori, 1977), Lei mi insegna (Mondadori, 1983), Benito contro 
Mussolini (Rizzoli, 1993), Italia al guinzaglio (Rizzoli, 2002),Millezampe 
(Rizzoli, 2005), Appena ieri. Come non siamo cambiati (Mondadori, 2006), 
Chiaro e tondo (Mondadori, 2007),Le mani sul fuoco (Zonza Editori 2009).
Ha ricevuto diversi premi tra i quali si segnala il Libro d'oro, per aver 
superato i tre milioni di copie vendute con i suoi titoli.

Tutti i dettagli

Tolmino Marianini ospite di Maurizio Palma

Posted in Mostra "Il Sogno di Icaro" with tags , , , , , , on Maggio 13, 2011 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

Venerdi 13 maggio ore 21,00 – Magazzini del Sale di Cervia

Le Atmosfere West di Ennio Morricone, interpretate da Tolmino Marianini, incontrano “Il Sogno di Icaro” di Maurizio Palma: arte e musica si incontrano nell’affascinante scenario dei Magazzini del Sale di Cervia.


“Il Sogno di Icaro” fino al 22 maggio

Posted in Mostra "Il Sogno di Icaro" with tags , , on Maggio 10, 2011 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

Il Comune di Cervia ha prolungato la permanenza della mostra “Il Sogno di Icaro” di un intero weekend.
Il successo e il numero di visitatori non smettono di crescere…..

Comunicato Stampa

Posted in Uncategorized with tags , , , , , , , on aprile 20, 2011 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

Si inaugura venerdì 22 aprile ai Magazzini del Sale di Cervia – ore 21 – la mostra di Maurizio Palma “IL SOGNO DI ICARO”. L’artista “rapinatore” dopo aver partecipato a diverse mostre collettive e personali – l’ultima Labirinti alla Galleria Loggetta del 39 della nota artista Muky – torna con una personale curata da Agnese Angelini con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Cervia, questa volta nel prestigioso spazio espositivo che ha ospitato artisti come Andy Wharol, Daniele Samorì e Philippe Artias.

Si può incontrare una forma di libertà anche dietro le sbarre. Si possono salire i gradini dell’anima anche in una cella. Espandere i propri livelli di coscienza tra quattro mura. La costrizione del corpo fa da contraltare alla libertà della mente. Dagli abissi e dal buio della psiche si può sprigionare colore, luce e forza creativa. Lo stile che contraddistingue Maurizio Palma è quasi primordiale, una scarica elettrica pervade tutte le sue opere, i colori sono violenti e per lo più primari. <La gestualità portata all’estremo è l’unico mezzo, l’unico linguaggio espressivo per dar voce a chi voce non ce l’ha. Chi vive ai margini del mondo – scrive Agnese Angelini – non cerca uno stile di vita. Cerca la vita>.La rabbia guida le sue mani in un susseguirsi di emozioni, emozioni che hanno pervaso tutta la sua vita. Maurizio Palma l’ha vissuta come sfida. Una sfida anche rovinosa. Ma a volte sono proprio i fallimenti a salvare dalla megalomania. Palma si sente in lotta col mondo e con la società, mosso dalla ribellione verso le ristrettezze del suo ambiente. Una lotta che ebbe inizio tanti anni fa, quando era solo un ragazzo.  Per lui ribellarsi è stata quasi un’esigenza naturale e incoercibile. Al pari dell’età ha subìto il fascino “ingenuo” della mala, dell’anarchismo. Eppure sembra che sin da allora fosse all’opera quel codice genetico. Fosse stata innescata la miccia di un attivismo ribelle. Ma quello che lo animava, fin da allora, era la mitologia del gesto unico, irripetibile. Del colpo sensazionale. Il desiderio di suscitare stupore. Tutto ebbe inizio per difendere una ragazza che venne apostrofata in malo modo. Le sue scorribande avevano sempre un retrogusto un po’ romantico e guascone. Come se volesse lasciare il segno, la firma.  Un tratto da artista. Per il suo spirito indomito, tentando sempre la fuga, ha pagato un prezzo molto alto.Nei complessivi ventiquattro anni di carcere trascorsi tra isolamenti alienanti e sezioni di massima sicurezza, la curiosità, il desiderio di sapere e l’amore per il bello, hanno trovato terreno fertile nello studio e nell’arte, suo primo amore. All’età di trentasei anni ha cambiato “armi”: libri, colori, spatole e pennelli sono diventati strumento per la sua immutata ricerca di libertà ed armonia. Uscito definitivamente dal carcere l’8 dicembre 2005, dopo aver scontato cinque giorni in più per un banale errore burocratico, continua a dipingere e sognare nella sua piccola “cella traslata”, ricavata in un garage. Una garage sulla “via del riscatto”, in un mondo che non fa sconti. Nella realtà reinserimento, integrazione nella società restano parole al vento.Ma forse nel caso di Palma il ribelle è un doppio dell’Artista, sono come un dritto e un rovescio.L’uno e l’altro strutturano grandi vuoti: in un caso la propria vita, nell’altro la tela bianca. Ma senza la retorica del “vivere inimitabile” o della “vita come un’opera d’arte”. Scendere agli “inferi” costa caro. La dura realtà oppone resistenza. Ma condurvi se stesso, per Maurizio Palma sembra quasi essere stata una necessità. Un viaggio solipsistico, tragico, ma anche libero, nonostante tutto. L’audacia è motrice, e talora conduce agli abissi quando si mirava alle vette. L”esistenza si costruisce come un’algebra. Solo alla fine si fanno i conti. Oggi anche nelle sue opere c’è una mistica ribellistica e per nulla asceticamente contemplativa. Quella di chi partendo dai materiali di scarto o dalla forza del colore aspira a una sorta di reincanto del mondo. <E’ l’ansia di vivere dimenticati che alimenta il sogno, il fuoco, il desiderio di emergere, l’esigenza vitale di lasciare una traccia del proprio passaggio – commenta Agnese Angelini -. E’ il desiderio di urlare a gran voce “Ci sono anch’io, sepolto, dimenticato ma vivo”. Maurizio Palma ascolta il lamento del mondo delle ombre, perché anch’egli è stato un’ombra>.<Nella sua pittura volutamente brutale – prosegue la curatrice della mostra – ritrova la purezza, la speranza, la voglia di sognare e di volare. Quella disperata voglia l’ha rintracciata quando si è sentito annullato, cancellato, debellato, proprio in quel momento, in quel preciso istante, ha avvertito la rabbia crescere ed esplodere. L’esplosione si è portata via ogni reminescenza decorativa, ogni leziosità e ha lasciato spazio alla tempesta emozionale. Graffia, incide, scava nella tela e nella sua memoria, dalla quale riaffiorano incubi e domande>

Si inaugura a Cervia la mostra “Il Sogno di Icaro” di Maurizio Palma

Posted in Mostra "Il Sogno di Icaro" with tags , , , , , , , on aprile 9, 2011 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

Liberamente tratto da.. la vita di Maurizio Palma

Posted in Maurizio Palma, Uncategorized with tags , , , , on marzo 20, 2011 by LaDamaSognatrice HD Audiovisual Production

1° PUNTATA

Se potessi portarvi negli abissi dei miei pensieri, se potessi farvi entrare nei miei silenzi, come potrei solo farvi capire cos’è il nulla assoluto? Eppure io vengo da quel nulla.

Ho sondato ogni mio pensiero, ho controllato ogni poro della mia pelle, ho esaminato ogni mio muscolo, ogni suo impercettibile movimento, ho studiato ogni mio respiro, ho contato quanti respiri ci sono in un minuto, in un ora, in un giorno. Ho lottato contro la mia mente, lei ambiziosa come mai si sentiva libera, ho dovuto costringerla, chiuderla in un angolo, l’ho implorata di attendere.

Ed io? Io ho atteso.

Ho lasciato che passassero i giorni, li ho fatti scivolare inesorabili sulla pelle, ho legato la mia disperazione ad un filo sottile e l’ho liberata attraverso una grata, ogni volta che mi sentivo scomparire riavvolgevo il filo. E lei era lì, si impossessava di me ancora, rientrava dalla grata, la sentivo appoggiarsi, incollarsi come un vestito bagnato e avvolgermi nel freddo dei miei ricordi. Eppure ho resistito, ho costretto ogni cellula del mio corpo a sopportare quei lunghi inverni, pensavo che col passare del tempo, vedendo lo scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni potessi avvertire una sensazione di sollievo per l’arrivo della libertà.

Non capite.

Non potete capire.

Provate, chiudete ogni contatto con la realtà solo per un giorno, spegnete telefono, televisione, computer, bloccate le porte, serrate le finestre, togliete dal vostro sguardo tutto ciò che vi è familiare, la caldaia che si accende quando fate il bagno, il frigo, il forno, il lavandino che sgocciola. Mettete via libri, riviste, i vostri oggetti, quelli che vi ricordano ogni giorno chi siete, nascondete le foto delle persone care.

State in silenzio. Dopo poco le vostre orecchie udiranno un rumore, un eco, meglio ancora una specie di rimbombo.

Pensate che passerà vero?

Ve lo assicuro non passa. Quel rumore si acutizza col passare dei minuti, fino a che il rumore diventa dolore, prima alla bocca dello stomaco, poi alla testa e nel giro di poco tempo tutto il corpo sente gli spasmi. E te lo chiedi: “cos’è questo strano malessere che non mi dà pace?”.

Ti stai ascoltando, il male del tuo animo non può tacere, ora non è più distratto dalla quotidianità, ora può uscire dalla sua gabbia. Sei tu che non puoi più scappare.

Quale sollievo potevo sentire? Come ho fatto ad illudermi, come ho solo immaginato che l’avvicinarsi della fine potesse alleviare la mia sofferenza?

Sono stato un pazzo, un folle. Ricordo ancora gli ultimi istanti di quella vita, la testa esplodeva perché quei minuti, non diventavano mai secondi, e quei secondi non scorrevano mai.

E proprio in quegli attimi eterni, attimi che pesavano come macigni, che mi comprimevano il cuore, che mi facevano serrare i denti dallo spasimo, proprio in quei momenti, ripensavo alla mia vita.

Rivedevo, risentivo la mia libertà. La mia era libertà elevata all’ennesima potenza.

A soli vent’anni nessuno poteva controllarmi, nessuno poteva dirmi cosa era giusto e cosa no, niente e nessuno poteva fermarmi. Sentivo di avere il mondo in tasca, anche perché tutto quello che desideravo era sparire, cancellarmi dai codici di una società che non mi apparteneva e sento che ancora non mi appartiene.

In quegli anni ero invisibile, cambiavo nome ad ogni mio spostamento, ero chiunque volessi essere.

Vivevo in luoghi meravigliosi, in alberghi che molti possono solo sognarsi, mi chiamavano signore, usavano maniere reverenziali, educate.

In tante occasioni visto dove sono ora ho pensato fosse solo un sogno. Ma che sogno meraviglioso.

Quando non ero nessuno ero veramente qualcuno.

Ricordo il mio momento in cui ti ho incontrata, non so perché proprio adesso io ti stia pensando, lo so, non è sensato, non c’è nessun motivo, non capisco. Perché pensarti ora, ora che anche l’ombra del tuo ricordo se ne è andato, ora che non sento più nel cuore, ora che quello che eri non sei più. Che senso può avere? Ma cosa ha senso in questa vita?

Eppure in questi minuti che mi separano dalla fine della mia condanna ti rivedo, negli occhi dei miei ricordi sei bella come quando ti ho incontrata. Sembra passato un secolo, oppure solo un secondo.

Era caldo il sole mi sbatteva sugli occhi, quasi mi accecava e poi ti ho vista, eri lì, proprio davanti a me. Ed hai capito, come io ho capito. In quel momento eri la mia perfetta metà, quella parte femminile che ogni uomo ha dentro si era materializzata, così per magia.

Era il 1991 ed io ero appena scappato dal carcere.

Io lo sapevo, lo sentivo, come una spina nel fianco, la nostra fuga non sarebbe durata tanto. E allora dovevo fare in modo che fosse memorabile. Era il tempo della mia folle e stupenda libertà.

In un attimo il mio spazio non è più limitato a pochi metri di autonomia. Sento il profumo della salsedine, il rifrangersi delle onde sull’arenile. Guardo lontano oltre quel manto blu, là oltre il mare oltre l’orizzonte c’è la mia meta, è lì che vorrei essere, il mio problema è che non so dove sia quel posto. Mi volto indietro e tu sei seduta sulla spiaggia davanti a me, sul tuo viso c’è il sole appena sorto, respiro a pieni polmoni, camminiamo senza dire una parola. Come può essere così reale quello che vedo? Non mi importa il motivo.

Ho ancora trent’anni, è estate. Ed io sono ancora il bandito.

Le persone che ora sono solo un sogno, una fotografia sbiadita, un rimpianto in più a cui aggrapparsi, riprendono vita.

Nel mio delirio mi parlano, mi trascinano fuori da questa stupida gabbia e rivivono nella mia memoria.

Così anche tu amico fraterno mio, sei ancora vivo e quel dolore forte nel cuore, quell’ impotenza per la tua morte, il senso di colpa assurdo di non averti potuto difendere perché ero chiuso in una cella, quel tormento svanisce.

[A.A.]